Ci siamo dilungati a lungo sulla cornice del racconto perché effettivamente in The Caligula Effect 2 questa componente è forse la più preponderante: soprattutto all’inizio, potranno passare davvero svariati minuti di sequenze animate, dialogate o comunque raccontate in cui la nostra interazione sarà prevalentemente passiva e di osservazione, quasi fossimo davanti a un film, a un anime o in ogni caso a un’opera fortemente dialogata: eppure il titolo di FuRyu non è una graphic novel né un’avventura testuale. Al contrario, come dicevamo in apertura è un gioco di ruolo con tanto di party e sistema di combattimento a turni, come da tradizione e prassi del genere. Se il primo andrà man mano ampliandosi grazie alla progressiva scoperta di nuovi alleati, il secondo segue in maniera pedissequa il precedente episodio della serie. In esso avremo modo di determinare il momento della nostra azione rispetto ad un arco di tempo variabile, da modificare a nostro piacimento per farlo coincidere con le migliori circostanze d’esecuzione: ogni azione di ciascuno dei membri del party può infatti essere spostato avanti nel tempo, occupando sempre il medesimo periodo di messa in pratica, per allinearsi a movimenti e attacchi dei nemici, piuttosto che dei nostri compagni di lotta, così da effettuare le nostre mosse nel momento a noi più congeniale. L’altro aspetto interessante è poi quello di poter optare per una sorta di auto-battle per quanto concerne il controllo dei membri del party secondari (cioè non del protagonista principale), così come la determinazione del comportamento complessivo di ciascun guerriero, orientandolo all’attesa, all’attacco o a un insieme di strategie più neutrali. Nell’insieme, questo mix di elementi che pur mantenendo la suddivisione a turni riesce a coinvolgere il giocatore in un ritmo dinamico capace di simulare la frenesia di un real-time appare piuttosto riuscito. Il difetto principale sembra essere quello di una profondità più superficiale che reale, incapace di offrire un reale valore ludico al di là delle moltitudine di opzioni messe a disposizione del giocatore, visto che raramente queste finiranno per avere impatti particolarmente significativi nell’esito delle battaglie.
Sotto il versante tecnico, il gioco appare piuttosto riuscito nonostante un budget di sviluppo evidentemente limitato, con valori di produzione complessivi in linea con il tenore della casa di sviluppo, senza dubbio non tra le più abbienti del panorama giapponese (già di per sé spesso in una posizione di secondo piano rispetto ai colossi del mercato con base occidentale). Il livello della complessità poligonale è piuttosto limitato, sorretto prevalentemente da una direzione artistica che cerca (riuscendoci solo a tratti) di distinguersi dalla più banale impostazione stilistica di derivazione manga; la qualità delle texture ambientali è a dir poco minimalista; le animazioni risultano piuttosto semplificate e a tratti anche scattose. La nota più positiva risiede nel frame rate che, rispetto al porting del primo episodio (The Caligula Effect: Overdose) risulta più fluido e maggiormente stabile, per un’esperienza di gioco senza dubbio più gradevole. Tutto quanto espresso vale sia per la modalità portatile, che su schermo TV. La sensazione globale è quindi quella di una piccola-media produzione dai tratti orientali, capace di offrire un colpo d’occhio sufficiente, per chi riuscirà a limitare le proprie aspettative rispetto al tenore stesso del titolo, mediando conseguentemente il proprio giudizio.
La recensione
The Caligula Effect 2 si muove nel solco tracciato dal primo capitolo, confermandone pregi e difetti: trattasi di una piccola-media produzione giapponese con una direzione artistica discreta e una cornice narrativa piuttosto intrigante, all'interno delle quali sfoderare le proprie armi lungo un sistema di combattimento piuttosto divertente
