Diverso ed estremamente positivo invece il versante dei mezzi di trasporto: il numero e la varietà delle macchinine che potremo guidare in Unleashed è ampio e soddisfacente, capace di attingere a piene mani dall’enorme parco auto di Mattel, offrendo veicoli in numero esorbitante e ricchi di diversificazione e fantasia. Una varietà che, per altro, pur nei limiti imposti da un impianto di guida più arcade che simulativo, riesce a prendere corpo non soltanto sotto il versante estetico (con mezzi davvero cool, alternati invece a modelli assolutamente pazzi e divertenti, come quello riportato anche in queste stesse pagine. I livelli di accelerazione o velocità di punta, di aderenza al terreno e manovrabilità hanno un significato ludico reale, spingendoci a sperimentare le diverse macchine sia per spirito di curiosità visiva, che sulla base del nostro modo di guidare e delle nostre preferenze nel controllo del mezzo. Una nota dolente è però legata al senso di progressione: il numero di veicoli disponibili all’inizio è molto limitato e potremo ottenere delle scatole a sorpresa (contenenti ciascuna un mezzo) in svariati modi, semplicemente giocando con il titolo di Milestone. Purtroppo, in moltissime delle modalità di gioco l’ottenimento dei mezzi è del tutto occasionale e capiteranno molto spesso anche dei doppioni. Doppioni che potremo sì rivendere nel negozio, così da ottenere anche diversi tipi di potenziamento per le nostre macchinine preferite, ma che non potranno velocizzare il completamento della raccolta delle auto stesse. Pur capendo la necessità di spingere il lato completazionista attraverso lo spolpamento di tutti i contenuti ideati dal team di programmazione, questa impostazione è onestamente poco user friendly e ricorda un po’ troppo da vicino le dinamiche di “gatcha-loot box” che affliggono diversi titoli del mondo mobile.
Un altro aspetto che non convince poi fino in fondo è il sistema di guida, con il suo livello di difficoltà o, quantomeno, di curva di apprendimento. L’impostazione estetica e stilistica, l’ispirazione contenutistica, l’evidente richiamo al mondo dei giocattoli e alle atmosfere di una infanzia attuale o nostalgicamente ancora presente nelle menti e nei cuori del target di riferimento primario di questo prodotto farebbero pensare a un racing arcade dinamico e adrenalinico, piuttosto accessibile e divertente. La verità è che il livello di difficoltà è invece piuttosto elevato, tanto da spingere non soltanto i vostri bimbi, ma anche voi stessi fruitori primari dell’opera e decisori d’acquisto nel nucleo famigliare ad affrontare la modalità Storia in modalità Facile, almeno per le fasi iniziali. Il salto a normale, infatti, fa più paura di un giro della morte completo, in totale assenza di gravità! Questo, inoltre, deriva da due fattori piuttosto fastidiosi, legati da un lato alla fisica dei mezzi di trasporto, e dall’altro alla programmazione dell’Intelligenza Artificiale degli avversari. Per quanto concerne il primo, troviamo piuttosto bizzarro il tempismo richiesto alle derapate in curva, per affrontare al meglio le traiettorie più veloci: dovrete prenderci la mano, poiché indipendentemente dai veicoli scelti, qualcosa continuerà a sembrare sbagliato, dovendo anticipare nettamente rispetto a qualsiasi altro racing mai preso tra le mani, l’ingresso in curva in contro sterzata. Sul versante dell’AI, invece, la sensazione netta è quella di un abuso di “rubber-banding”, cioè il trucco di programmazione che, indipendentemente dalle vostre abilità al volante, farà in modo che gli altri veicoli non si trovino mai troppo lontani dal vostro, qualora siate in prima posizione, e anzi tendano a rientrare in scia tanto più velocemente, quanto più lontani vengano calcolati dalla CPU nei tempi sul giro. Insomma, non esattamente il sistema di guida che ci eravamo immaginati, lanciando il gioco per la prima volta e vedendo quell’amato logo a schermo intero.
La versione per Switch, infine, ha alcune problematiche che presumiamo siano tutte sue, legate soprattutto alla difficoltà nella gestione dei tempi di caricamento e a un impatto vivo complessivo non esattamente esaltante. Il primo aspetto soprattutto tende ad affliggere il gioco, con schermate ripetute e capaci di durare svariati secondi, non soltanto per lanciare il titolo al suo avvio, ma anche per accedere ai diversi sottomenu, piuttosto che per entrare in una sfida online (dove poi il gioco invece si comporta in maniera piuttosto fluida). Problematica presente indipendentemente dalla modalità di fruizione scelta, sia essa portatile piuttosto che su schermo TV. La differenza tra i due modi di giocare, però, si sente (o meglio, si vede) per quanto concerne il colpo d’occhio, capace di risultare più appagante sul touch screen della Nintendo Switch che sulla televisione di casa, grazie a un rapporto tra risoluzione e dimensione dello schermo più vantaggioso, che tende a limitare la povertà di alcune texture e l’assenza di un po’ troppi giochi di luce e riflessione, più evidenziati su schermi TV di grandi dimensioni. La fluidità, quantomeno discreta, sembra invece allineata tra le due modalità di gioco, pur non riuscendo sempre a trasmettere un senso di velocità estremamente elevato.
La recensione
Milestone mette in pista un racing divertente, molto arcade e ricchissimo di veicoli affascinanti, ma al contempo infarcito di svariati elementi meno convincenti. Dal senso di progressione zoppicante per via dei numerosi contenuti difficilmente sbloccabili, a un livello di sfida poco trasparente, passando per una varietà dei circuiti non soddisfacente, l'opera supera la sufficienza ma non riesce ad eccellere