Anche il comparto grafico ha ovviamente giovato di una approfondita e completa opera di ammodernamento, in particolare nei modelli 3D, nelle animazioni e negli effetti di luce fino a tutte le ambientazioni estremamente più ricche e vive. Il salto sarà ancora più evidente selezionando dal menù l’opzione old school, tramite la quale rivivremo esattamente la stessa esperienza di gioco, graficamente parlando, di vent’anni fa. Quella che, fortunatamente, è rimasta invariata è la fluidità e la godibilità di un action RPG che ha fatto la storia. Sul gameplay l’opera di restauro era tutto sommato meno necessaria ed è infatti stata decisamente meno invasiva. L’approccio all’inventario è ancora piuttosto ragionato data la limitatezza delle risorse trasportabili, quasi una impostazione survival data la limitatezza delle risorse in alcune circostanze. Spesso ci troveremo a dover sacrificare alcuni pezzi preziosi per fare spazio ad altri più utili o addirittura, perché no, ad aprirci un portale per tornare al nostro forziere a depositare o vendere il superfluo. Il livello di difficoltà è piuttosto stimolante. Ad ogni morte del nostro eroe ad esempio perderemo tutto l’oro raccolto, le armi ed il vestiario e per recuperarlo dovremmo tornare all’ultima posizione nota e saccheggiare il nostro stesso cadavere, costringendoci a girare seminudi e quasi disarmati se vorremo recuperare il nostro prezioso bottino.
Questo porterà a sviluppare alcune interessanti strategie di sopravvivenza, alcune funzionali ma non troppo degne di un valoroso eroe, come ad esempio mandare avanti le bestie da noi evocate e lasciare che sbrighino il lavoro sporco intanto che noi ricarichiamo i nostri punti vitali ed il nostro mana. Le pozioni infatti non hanno efficacia immediata ma ricaricano lentamente le nostre due sfere, vita e mana appunto, aspetto da tenere fortemente in considerazione prima di lanciarci in battaglia. La crescita del nostro personaggio avverrà assegnando i punti guadagnati in battaglia sia agli aspetti più terreni quali forza, destrezza, vitalità ed energia sia alle abilità magiche, seguendo uno schema che può portarci a dare più meno importanza alle abilità elementali, mutaforma o evocazione.
La gestione dell’inventario e dei menu in generale risente, nella versione Switch, della originaria impostazione “PCistica” del titolo. Infatti, sebbene con un pò di pratica si riesca a venirne fuori, destreggiarsi con gli stick analogici e con i dorsali nei sottomenu e nel’inventario può essere un pò frustrante. Sconta lo stesso retaggio anche il sistema di shortcut creato per dare al giocatore la possibilità di avere a portata di mano quanti più incantesimi possibili.
La recensione
Diablo II: resurrected si è rivelata una remaster decisamente riuscita, capace di apportare degli ammodernamenti tecnici in grado di fare superare indenne la prova del tempo ad un classico del suo genere. La sensazione è quella di un gioco tecnicamente e graficamente nuovo ma con una anima ed un feeling vissuto, vecchio nel senso più positivo del termine. Alcune dinamiche apparentemente superate al giorno d'oggi permangono e paradossalmente riescono a risultare distintive all'interno di un panorama che da Diablo, nel tempo, ha attinto a piene mani.