Il gioco è un action puro, con attacchi forti e normali, schivate, parate e diverse barre da caricare per poter mettere in atto svariati colpi speciali, ciascuno con le proprie caratteristiche, dal recupero di energia all’aumento della velocità, piuttosto che all’incremento dei danni inflitti ai nostri nemici. La fluidità del combattimento e la discreta varietà di azioni realizzabili rendono il sistema di lotta piuttosto divertente, anche se forse non particolarmente appagante, non possedendo quei crismi di profondità stratificata di epigoni più famosi. Niente super concatenazioni di combo complesse, quindi, né grandi tecnicismi richiesti: basteranno una buona dose di riflessi e la frenesia dei nostri attacchi per ottenere comunque a schermo risultati piuttosto adrenalinici. I nemici sono ottimamente studiati a diversificati, sia in termini di design che di pattern di attacchi e schivate, anche se forse sono proprio le Boss Battle a tradire invece un pizzico di ripetitività, senza quel guizzo in più che ci si aspetterebbe da determinati momenti di gioco, rispetto alle normali fasi di battaglia. Ne risente soprattutto la varietà, nonché il ritmo, anche perché a conti fatti il novero degli avversari non è poi così ampio e, pertanto, si perde un po’ quel senso di avventura, stupore e scoperta che tanto importante sarebbe stato per alzare l’asticella dell’opera. Un altro elemento ludico che tradisce una certa mancanza di dimestichezza con produzioni di ampio respiro è legato all’effettiva inutilità di alcune delle azioni a nostra disposizione, dalla parata alla raccolta di elementi ambientali per ripristinare la l’energia nostra, tanto quanto delle nostre particolari armi. A conti fatti, alcune sezioni sembrano più routine aggiunte per dare una parvenza di sfaccettature che però non si traduce in grande significato d’intrattenimento per il fruitore.
Anche sotto il profilo visivo, si registrano alti e bassi, in Ultra Age: da un lato, è senza dubbio ammirevole l’impegno profuso nel creare un mondo di gioco interamente poligonale, con una discreta cura del dettagli nel design tanto del personaggio e del suo accompagnatore cibernetico, quanto dei nemici; anche il mondo di gioco in più di un’occasione riesce a far intravedere alcuni scorci interessanti, per ampiezza o ricchezza del proscenio. Allo stesso tempo, però, troppi elementi appaiono davvero poco ispirati sotto il profilo artistico, soprattutto per quanto concerne il protagonista e numerosi altri personaggi umanoidi e antropomorfi: la sensazione a volte è di anonimato assoluto, quasi fossero state utilizzare le librerie grafiche di default del middleware scelto per lo sviluppo. Ed è un peccato, perché laddove è invece stato profuso impegno per lo studio di un approccio stilistico preciso, come nel caso dei nemici zoomorfi, emerge una discreta personalità. Senza dubbio però il team dimostra di saper lavorare bene con Unreal Engine 4, sotto il profilo puramente tecnico, visto che il gioco si difende egregiamente (pur sfruttando diversi sotterfugi, legati soprattutto alla natura stessa della produzione, che predilige ambienti spazialmente limitati, senza inutili velleità di open world), sia per quanto riguarda la pulizia dell’immagine, che in merito a effetti di luce e particellari, senza dimenticare mole poligonale e fluidità del frame rate.
La recensione
Ultra Age ha il coraggio di staccarsi dai classici e abusati stilemi delle produzioni indie, facendo a volte il passo più lungo della gamba. Ma l'ingenuità mostrata a tratti sia sul versante artistico che di game design, non deve affossare del tutto i valori di intrattenimento di un titolo dotato della capacità di divertire il fruitore.