DOOM Eternal: The Ancient Gods Part 2: la recensione

Quando a spalancarsi sono sia le porte dell'Inferno che quelle del Paradiso, c'è solo un modo di sistemare le cose: chiamare il DOOM guy!

Cosa sia DOOM Eternal e cosa abbia significato per l’evoluzione di Nintendo Switch è ormai risaputo: sin dal primo momento infatti è stata proprio Bethesda con i suoi “port impossibili”, capitanati dal primo DOOM e ulteriormente rafforzati dalla consapevolezza tecnica che i Panic Button hanno saputo mettere in scena con il seguito Eternal, a mettere le cose in chiaro presso un’ampia fetta di pubblico, mercato e sviluppatori. Per quanto particolarissima e ultra-compatta, la console ibrida della casa di Kyoto era pronta e adatta a ricevere anche il massiccio supporto delle terze parti, occidentali o meno che siano, mostrandosi terreno fertile anche per produzioni solitamente delineate come “hardcore”, addirittura di derivazione PC e indirizzate a un pubblico adulto, visti i toni e i contenuti “18+”, come definiti dal PEGI, tipici dell’infernale sparatutto in prima persona qui preso in esame. Non ci stupiamo quindi (quasi) più, davanti al secondo corposo DLC presentato pochi giorni fa anche in versione Switch, dove gli sviluppatori (sia quelli originali, che il team di conversione di questa versione specifica) si sono definitivamente scatenati, riversando a schermo e nelle nostre mani l’apogeo del rilancio di DOOM, dal 2016 a oggi.

Il DLC si muove ovviamente in continuità con il gioco base e, soprattutto, con la prima parte del DLC, proponendosi come un “seguito diretto”, sia sotto il profilo ludico che narrativo, senza per questo accontentarsi di aggiungere solo ed esclusivamente un “more of the same”. Le novità, infatti, ci sono, vuoi per una naturale prosecuzione del racconto, con aree, scenari e situazioni nuove a pararsi davanti al nostro eroe protagonista, vuoi per innovazioni ludiche non indifferenti, che pur non rappresentando un nuovo step evolutivo per la serie, ne concludono degnamente il ciclo “2016”, cioè la reinterpretazione moderna di una IP storica, rilanciata in grandissimo stile da Bethesda nel corso degli ultimi anni. Dopo aver ridato vita al signore Oscuro per, il nostro avatar dovrà a questo punto affrontarlo nella sfida finale per riuscire a salvaguardare mondo, universo e umanità dalle grinfie demoniache: ma prima di poter giungere alla scazzottata finale, si dovranno affrontare e sconfiggere le classiche pene dell’inferno. Letteralmente. Eccoci così pronti a esplorare nuove mappe, attivare nuovi portali, lottare contro vecchi e nuovi mostri, pur di arrivare all’atto conclusivo di un’avventura che, per tenore e longevità, è definibile come una vera e propria epopea, fatta di tanto sangue e nessuna pietà.

Doom Eternal: The Ancient Gods Parte 2 - La recensione

Innanzitutto, partiamo dal confermare quanto resta immutato rispetto alle precedenti esperienze, mantenendo davvero elevato il livello della proposta del team di sviluppo, nell’interezza e nella complessità della loro opera magna: in primis, ancora complimenti alla conversione operata da Panic Button, capace di garantire un’adrenalinica e granitica esperienza di gioco in termini di fluidità, con un frame rate stabile a 30fps, una implementazione spettacolare del sistema di controllo e puntamento misto (capace cioè di mixare leve analogiche e sensori di movimento), tale da far risultare la versione Switch come la più godibile e fruibile su console da questo punto di vista, e un comparto tecnico complessivo che non sfigura né in modalità portatile né su schermo TV (pur andando incontro a una semplificazione di risoluzione e complessità poligonale rispetto alle controparti realizzate su hardware maggiormente performanti). In secondo luogo, confermiamo l’estrema attenzione riposta dai programmatori alla realizzazione del ritmo di gioco, grazie a una sapiente fusione tra level design (inteso come conformazione delle aree di gioco affrontabili) e game design (inteso come l’insieme di azioni e interazioni eseguibili all’interno delle stesse aree): pur dopo DOOM (2016), Eternal e The Ancient Gods Part 1, anche questo DLC aggiuntivo riesce ancora a stupire per la freschezza della sua impostazione puramente ritmica, con un crescendo di situazioni nelle quali l’agilità riservata al nostro personaggio, unitamente al suo armamentario, si riveleranno fondamentali (anzi, assolutamente necessarie) per riuscire a sopravvivere alle orde di nemici ed avversari pronti a riversarsi contro di noi. Muoversi nel contesto ambientale, sfruttando salto, doppio salto e rampino; attaccare ciascun avversario con le giuste armi; alternare continuamente attacchi a distanza con mosse corpo a corpo; eseguire finisher differenti a seconda del consumo del nostro equipaggiamento, per andare ad ottenere power up di diversa natura (siano riserve di munizioni, piuttosto che refill di energia vitale, senza dimenticare le barre degli attacchi in “berserk”, a tratti imprescindibili). Insomma, in DOOM Eternal non ci si annoia mai, nella maniera più asosluta: e The Ancient Gods Part 2 non è da meno. Anzi.

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