Tra le moltissime varianti che il genere platform può assumere, esiste la specifica categoria di “platform 2D indie” caratterizzata solitamente da un livello di difficoltà medio-alto, uno stile grafico molto minimale e la costante tentazione di lanciare controller fuori dalla finestra (o l’intera console, nel caso stiate giocando in modalità portatile). A Night at the Races non risparmia al giocatore delle sfide belle impegnative eppure, rispetto a tanti altri esponenti del genere, può contare su un gameplay più variegato di quanto non si potrebbe dire ad una prima occhiata.
In realtà il gioco parte in maniera del tutto particolare, ovvero come una sorta di punta-e-clicca dalle atmosfere anni ’60 in salsa cyberpunk. Attraverso un’esplorazione limitata esclusivamente al nostro modesto appartamento (almeno all’inizio), ci ritroviamo davanti un portatile cui è collegato un altro macchinario a tubo catodico: a metà strada tra forum e console, scopriamo di essere iscritti a un programma che consente di scaricare ogni mese un titolo selezionato dai curatori del programma. Un ricco premio in denaro spetta al primo giocatore che sarà in grado di completare il videogioco.
Al completamento di ognuno dei 12 mondi di gioco (composti a loro volta da 10 livelli ciascuno), la nostra attenzione viene riportata al “mondo reale” attraverso eventi estranei all’azione in sé e per sé: all’inizio si parte con messaggi di posta e un’occhiata al locale fuori dalla finestra con musica ad alto volume, ma man mano le cose si fanno molto più cupe e cruente. Sinceramente, non ho capito esattamente il perché di questi intermezzi, troppo ellittici e distanziati per permettere di ricostruire una chiara concatenazione degli eventi. Magari mi sono perso io qualche parallelismo, ma questa parte narrativa non sembra legarsi al gameplay della componente meramente platform in nessuna maniera apparente.
Se invece consideriamo solo il “gioco nel gioco”, la situazione è decisamente più chiara. Il titolo del gioco mensile fittizio e “No berry left behind”, ovvero “nessuna bacca lasciata indietro”. Il sotto-incipit è altrettanto particolare: un regno immaginario è minacciato da oscure forze che hanno deciso di incarnarsi nelle bacche degli alberi da frutto. Il nostro compito è viaggiare per l’intero reame nel tentativo di distruggere tutta la frutta e impedire che il Male si impossessi di tutto quanto. Se vi sembra tutto molto strano, non posso biasimarvi, ma poco rassicurarvi dicendo che dopo l’introduzione non compare più alcun riferimento a questa bizzarra sottotrama.
Se quindi lasciamo perdere tutta questa cornice, a rimanere è un gioco che gli sviluppatori stessi definiscono all’interno del forum immaginario come “uno sfacciato clone di Super Feet Toy [evidente riferimento a Super Meat Boy] e Noodle Hump [ovvero Doodle Jump]”. In effetti ci sono elementi che li ricordano, come l’avanzamento automatico del personaggio a mo’ di runner e i livelli strutturati in verticale, ma a parte queste affinità, A Night at the Races (o meglio, “No berry left behind”) riesce a proporre qualcosa di suo, partendo però da meccaniche di base elementari. Andando contro un muro si effettua un salto a parete automatico, di maggiore o minore altezza a seconda della pressione del tasto adibito al salto, mentre con i tasti dorsali si compiono degli scatti nella direzione in cui si è rivolti.
Davvero TROPPO strano, mi stuzzica!
Se lo provi, fammi sapere se almeno tu riesci a capire cosa c’entri la parte platform (divertente) con la parte punta-e-clicca (particolare?).
Che ci siano di mezzo delle sostanze stupefacenti? :p