Forse anche un po’ troppo: sì perché il gioco è senza dubbio piacevole e divertente, ma sembra mancare di un particolare quid sia sotto il versante ludico che per quanto concerne il colpo d’occhio. Se appare piuttosto ovvio che la struttura di gioco ricalchi molto fedelmente il modello, allo stesso tempo non possio evidenziare la semplicità di mappe e livelli, piuttosto che l’estrema ripetitività di un sistema di combattimento appesantito da una scarsa fluidità di gioco, hit box legnose e più in generale un senso di dinamicità quasi assente, anche nelle fasi platform. Non che la fruizione non sia godibile, paradossalmente proprio per la sua semplicità strutturale, quasi nostalgica, capace di riportare lo scanzonato spirito dei videogiochi di una volta, tra le mani dell’odierno pubblico di appassionati.
Anche sotto il profilo grafico ci sono alti e bassi: da un lato, non possiamo rimpiangere come ci si sia allontanati dalla interpretazione disegnata del primo remake per Switch, scegliendo la strada di un 3D poligonalmente molto semplice, salvato a livello artistico da un lieve toon shading capace di dare un pizzico di poesia e morbidezza in più al colpo d’occhio. Dall’alto sia il frame rate, senza dubbio non oltre i 30fps, che la piattezza di molte, troppe animazioni affliggono il gioco sin dalle prime battute, per un versante tecnico che raggiunge la sufficienza prevalentemente grazie a tempi di caricamento ben gestiti, capaci anche di dare un senso si fruibilità all’introduzione del salvataggio rapido a discrezione dell’utente, grande novità rispetto al titolo originale.
La recensione
Tra i vari progetti a tema Wonder o Monster Boy che hanno preso vita su Switch, questo è stranamente quello che convince di meno, nonostante il coinvolgimento di molti membri dello staff originale. Pazienza, ragazzo/a delle meraviglie, continua il tuo percorso di rinascita nel panorama videoludico moderno!
