Fort Triumph: la recensione

Strategia e gestione si uniscono in questo atipico RPG fortemente basato sull'interazione ambientale e... sull'ironia

Al giorno d’oggi, ormai, che un gioco arrivi dall’ambiente PC o mobile non fa più grande differenza. I confini, o i presunti limiti, di fruizione sono superati, tanto più su Nintendo Switch, capace di per sé, per definizione e unique selling prolosition chiaramente di successo, di scavalcare pregiudizi e preconcetti (tra mondo portatile e stazionario), arrivando in modo nuovi e semplicemente più vari al nocciolo della questione: il divertimento degli utenti. Ed è quindi con mente aperta e curiosità che ci approcciamo a recensire Fort Triumph, gioco di ruolo strategico e gestionale piuttosto originale.

Il titolo in questione vi metterà nei panni di tre avventurieri principali, coi quali partirete all’avventura, cominciando dal buon tutorial, reclutando man mano anche altri guerrieri per portare avanti imprese e disavventure all’interno di un contesto fantasy al contempo classico, ma ironicamente fresco rispetto al solito. Riuniti in una taverna, dove l’ingresso sul retro è esplicitamente riservato ai malvagi e le risate malefiche sono bandite dopo la mezzanotte, i nostri progetteranno di intraprendere diverse missioni dietro laute ricompense in denaro, sospinti più da gloria e moneta, che da elevati ideali etici, mentre nel tavolo accanto il cattivo di turno ordisce trame nefaste, senza curarsi nemmeno troppo di dare nell’occhio. Questo il clima spensierato e comico della produzione qui presa in esame, capace di metterci al centro di vicende popolate da goblin e troll, tra magie e incantesimi, martelli da guerra e spade affilate, sempre sul filo del rasoio…o della risata.

A livello ludico, il titolo è uno strategico a turni, capace di inserire tra una sessione di battaglia e l’altra anche elementi gestionali atti ad ampliare il nostro serbatoio di risorse, siano esse equipaggiamento, armamentario o “forza lavoro”, rappresentata da diversi mercenari occasionali da reclutare, far crescere ed affiliare alla nostra scalcagnata compagnia, fino alla loro eventuale dipartita. Già, perché una delle opzioni (attivabile o disattivabile a proprio piacimento, va detto) è quella della morte definitiva dei personaggi di gioco secondari, sui quali dovremo quindi nel caso sempre investire risorse dedicate alla loro formazione, con parsimonia e in maniera oculata. L’esplorazione della mappa e la gestione del proprio centro di comando tradiscono forse in maniera fin troppo evidente le origini da PC del titolo, con una semplicità espositiva sotto il versante visivo che cozza con la mole di informazioni testuali e le possibilità organizzative a disposizione del fruitore, con visuali isometriche o menu stringati, capaci però di soverchiare a tratti il giocatore. Più riuscito sembra invece l’impatto del campo di battaglia.

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