Se la deriva ludica degli aspetti narrativi conquista senza dubbio il cuore del fruitore, i suoi occhi vengono invece attirati prima e convinti poi della bontà dell’opera grazie a una direzione artistica davvero di rilievo: il character design ricorda in qualche modo l’occidentale modernità di Scribblenauts, ma l’uso sapiente dei gradenti di colore per la messa in scena di aloni magici e sfumature fiabesche strizza l’occhio a Dofus e simili produzione francofone d’oltralpe. Il tutto senza negare nemmeno l’influenza cartoonesca del Sol Levante, per un mix di elementi stilistici accattivante. Anche grazie a due aspetti fondamentali: la resa pittorica data dalle illustrazioni a mano con cui ogni elemento prende vita a schermo e la centellinata ma sapiente alternanza tra fasi di gioco e brevi intermezzi animati, capaci di sottolineare ancor di più la continuità estetica tra le due fasi, nonché l’interconnessione tra i momenti interattivi e quelli narrativi.
Infine, anche il lato tecnico fa la sua parte, nel supportare adeguatamente una visione artistica e ludica di primo livello: la fluidità garantisce una buona resa nelle fasi sia di lotta, che di spostamento simil platform; la nitidezza dell’immagine garantisce la capacità di restituire in maniera piacevole l’estrema delicatezza dello stile visivo adottato. Il tutto accompagnato da un elemento non di poco conto, come una OST sinfonica, registrata da una vera e propria orchestra dal vivo. Ma allora, cosa impedisce a Greak di eccellere? In primis, una certa macchinosità nella gestione a tratti contemporanea dei tre protagonisti, programmata in maniera non sempre lineare o comoda, sia a livello di interfaccia e comandi, quanto in termini puramente concettuali. In secondo luogo, la scarsità numerica delle scene animate e degli accompagnamenti musicali, sempre raffinati e ben realizzati (sia gli uni che gli altri), m troppo sporadico per “riempire” il gioco. In ultima analisi, una certa ripetitività di fondo, che finirà per farsi sentire per la maggior parte dei potenziali fruitori.
La recensione
Una invidiabile direzione artistica, pienamente supportata da animazioni in grado di restituire quel feeling disegnato tanto caro agli sviluppatori, fa da cornice a una struttura ludica intrigante, anche se a tratti forse troppo ambiziosa e aggrovigliata. L'esito è un gioco sfaccettato e soddisfacente, da non perdere per chi non veda l'ora di perdersi nelle fiabesche strade di Azur
Il concetto di base dell’alternanza tra tre fratelli con abilità differenti mi ricorda un po’ “The lost vikings”, giocone della mia adolescenza.
Non mi è chiaro se anche qua il gioco procede per enigmi o se semplicemente si sceglie uno dei tre per avanzae come risulta più “comodo”.
Ciao! Spesso e volentieri dovrai gestire due o tre dei fratelli nello stesso momento, sia per i combattimenti che soprattutto per risolvere gli enigmi ambientali e proseguire. Ad esempio: salire su degli interruttori per aprire dei varchi dove uno dei due possa passare, per premere la leva che apre un passaggio da cui anche l’altro personaggio possa passare e ricongiungersi al compagno e così via. Come dico in chiusura, non sempre funziona tutto in maniera proprio comoda..però nel complesso mi è piaciuto!