Al di là della difficoltà estrema, ma comunque sempre onesta e mai frustrante o ingrata, l’esperienza di gioco conferma l’ottimo lavoro svolto da Bethesda nella creazione di uno sparatutto super dinamico, dove l’azione di offesa tramite armi da fuoco è solo una parte di un tutto più ampio, variegato e frenetico. Innanzitutto, l’enorme varietà dei nemici, non solo dal punto di vista estetico e del character design, ma anche sotto il profilo puramente interattivo, visto come ciascun avversario necessiterà di una strategia di approccio specifica, per ottimizzare l’equipaggiamento a nostra disposizione e massimizzare i danni inflitti; in secondo luogo, di pari passo con questo aspetto procede anche la grande cura riposta nello studio delle nostre armi, senza dimenticare l’enorme importanza degli assalti corpo a corpo, vuoi tramite motosega (capace di aumentare notevolmente la raccolta di munizioni), vuoi tramite le nostre nude mani (con colpi di grazia necessari per ottenere invece le ricariche energetiche). Il tutto legato ad altri due aspetti fortemente intrecciati tra loro e fondamentali nella definizione di un prodotto unico nel suo genere: la grande agilità del personaggio da noi governato e il dinamismo del level design. Le capacità di movimento del DOOM Slayer non sono soltanto divertenti da utilizzare, ma saranno anche fondamentali per evitare i continui ed incessanti attacchi dei demoni, e aumentare il grado esplorativo del mondo di gioco. Definire The Ancient Gods solo un “mero” sparatutto è infatti assai riduttivo, visto che la frenesia e la varietà del movimento e dell’interazione con ambienti e nemici lo rendono fortemente intriso di elementi action e persino platform.
In ultima analisi, non possiamo che sottolineare ancora una volta l’incredibile sforzo profuso da Panic Button nella conversione per Switch di questo titolo senza dubbio possente, sotto il profilo grafico e tecnico. La risoluzione sia su schermo TV che, soprattutto, in modalità portatile sono notevoli, considerando la mole poligonale di quanto si muove a schermo (pur essendo il gioco strutturato a macro-aree e ovviamente non open-world), mentre il framerate (pur restando ancorato attorno ai 30fps e non spingendosi ai 60 frame per secondo delle versioni next-gen) è davvero fluido e costante. Se a tutto questo uniamo il giudizio semplicemente entusiastico verso il sistema di controllo che, ricordiamolo a tutti, è il migliore in ambito console grazie alla implementazione semplicemente perfetta dei sensori di movimento (in comunione con il doppio stick analogico), possiamo confermare che DOOM Eternal – The Ancient Gods è una goduria: sia da guardare che, soprattutto, da giocare. A casa o ovunque si voglia, grazie alle caratteristiche uniche della console ibrida della casa di Kyoto.
La recensione
DOOM Eternal continua a stupire, vuoi per le sue peculiarità intrinseche, vuoi per l'eccezionalità del porting su Switch: gli antichi Déi non hanno scampo, né su schermo TV, né in modalità portatile!
Azz, più difficile del gioco base che mi da già un bel po’ di filo da torcere
Sì, sì: parte dal presupposto che tu abbia appena finito il gioco base, avendone quindi assimilato le dinamiche.