Sei una testa di rapa. Letteralmente. Sei una radice che si chiama Rapetto che vive nella città di Verduropoli insieme ai suoi abitanti, tutti quanti dalle fattezze ortofrutticole: abbiamo la signora Fragola, il professor Cocomero, oppure una banda di cetriolini dalle cattive intenzioni. C’è poi il sindaco Cipolla che ha appena ottenuto la cessione dell’atto di proprietà della tua amata serra perché non hai pagato le tasse: devi all’amministrazione comunale 144.753$ (con il 50% d’interessi, scritto piccolo piccolo sull’atto di sfratto). Data la tua colpevolezza nell’aver mancato di pagare le imposte sull’immobile, il sindaco ti costringe a diventare suo assistente personale e svolgere le mansioni che ti ordina di fare a destra e manca.
Già dalla premessa vi sarà abbastanza chiaro il tono su cui gli sviluppatori hanno voluto improntare questa bizzarra avventura vegetale. Da un lato abbiamo personaggi dal design caruccio, tanti bei frutti con la faccia dolciotta ad ispirare un generale sentimento di pucciosità. A ciò si accompagna però un cinismo all’apparenza insospettabile con tipi senza scrupoli: persino un’innocua rapa può essere un evasore fiscale che se ne va in giro a strappare qualsiasi documento cartaceo che finisce fra le sue “mani”. E’ proprio su questo contrasto che si basa gran parte dell’umorismo di Turnip Boy.
Sempre su questa scia, possiamo trovare tutta una serie di trovate che vogliono strizzare l’occhio ad un certo tipo di comicità: termini come “ciaone” e “oki”; un suono di rutto quando raccogliamo un cuore per recuperare punti salute; riferimenti alla cultura pop, come una streamer che ha perso la cognizione tra realtà e Twitch; oppure citazioni di altri videogiochi. Ma già solo il titolo e il pretesto del gioco si riferiscono ad un famoso meme che vorrebbe Yoshi, il simpatico dinosauro di Nintendo, come un evasore seriale che non paga le tasse (proprio come il nostro Rapetto). Uno stile molto contemporaneo che sicuramente piacerà a molti, soprattutto a chi bazzica sui social e segue pagine che utilizzano prettamente questo tipo di umorismo. Personalmente, io lo trovo una ruffianata che prende in prestito stilemi già sentiti altrove per proporre al videogiocatore qualcosa di facilmente riconoscibile e digeribile.
Ad un certo punto la storia prende una piega diversa, ma la svolta arriva in maniera così telefonata e affrettata – il gioco dura appena 2 ore, 3 se puntate al 100% – che non riesce a catturare. Anche le missioni che qualche concittadino ci affida si limitano al solito prendi-una-cosa-qua e porta-quella-cosa-là. Ci sono ovviamente pietre miliari che propongono meccaniche simili, ma almeno lo affiancano a qualcosa di più originale. L’ispirazione è chiaramente quella dei Zelda 2D, con mini-dungeon in cui trovare puzzle e nemici da sconfiggere. Il sistema di combattimento è davvero basico: l’unica arma a nostra disposizione è una spada di legno per poter attaccare di fronte a noi. Simpatica l’idea che i nemici siano erbivori (lumache, vermi, lepri…), ma a livello di gameplay non offrono spunti interessanti (boss compresi). Un giocatore con un minimo di esperienza videoludica non avrà sicuramente bisogno della modalità “God mode” che rende invincibili.
L’altro strumento indispensabile è un innaffiatoio, grazie al quale poter dare da bere ad alcune piante dai poteri speciali: alcune creano delle siepi da spingere di qua e là per tappare buchi nel terreno; altre creano delle bombe per abbattere rocce e ostacoli vari; oppure attivano portali con cui teletrasportarsi all’istante. Di nuovo, tutte meccaniche già viste altrove, ma almeno alcune combinazioni fanno in modo che certi enigmi nelle ultime fasi di gioco risultino se non innovativi, almeno divertenti e stimolanti.
Nonostante una certa povertà in quanto a meccaniche di gioco, bisogna però ammettere che visivamente il gioco è molto piacevole: oltre al character design ben riuscito, lo stile pixel ad alta risoluzione funziona ed è abbastanza curato da non sembrare sciatto. Anche l’interfaccia utente è molto carina, comprese le finestre di dialogo che incorniciano i testi completamente tradotti in italiano. Ci sono a volte dei piccoli cali di frame rate (soprattutto in modalità portatile), ma non vanno ad intaccare il gameplay. Mi ha dato molto più fastidio avere il tasto B per confermare e il tasto A per annullare (quando solitamente è il contrario), senza la possibilità di rimappare i comandi.
La recensione
Turnip Boy offre un'avventura breve e nemmeno particolarmente intensa. Il livello di sfida quasi nullo lo rende adatto a giocatori poco esperti, mentre l'umorismo pop vuole andare incontro ad un pubblico che non cerca dialoghi particolarmente sofisticati e preferisce avere in un videogioco quello che potrebbe trovare facilmente sui social.