La fase di combattimento è invece ispirata ai giochi strategici a turni, che proprio su Switch hanno trovato un grande riscontro, pensando tanto a Fire Emblem Three Houses quanto al prossimo Triangle Strategy. In Arkham Horror però, la struttura di gioco presenta sia delle similarità, che delle differenze. Tra queste, quella più evidente è l’assenza di una griglia, a delimitare il campo di battaglia identificando le zone di spostamento e attacco di ciascun combattente: nel titolo di Asmodee, infatti, spostamenti e battaglie sono gestiti spazialmente in maniera più libera, seppur vincolata. Ogni personaggio durante il proprio turno potrà compiere svariate azioni, ciascuna delle quali avrà un costo in termini di punti azione (nomenclatura mutuata ovviamente proprio dai giochi di ruolo cartacei); tra queste ci sono movimento, attacco, cura, attesa vigile e via discorrendo. Per quanto concerne lo spostamento nelle aree di gioco, gli avatar potranno effettuarlo in maniera completamente libera, spendendo un punto azione per un tot di distanza percorsa dal punto di partenza. L’ampiezza del nostro vagare dipenderà quindi dal numero di punti azione a disposizione e dalla strategia in merito alle diverse mosse che vorremo far effettuare a ciascuno degli investigatori dispiegati nel corso della missione. Qualora ad esempio volessimo prevalentemente attaccare, magari dalla distanza grazie all’eccellente mira dell’ufficiale dell’FBI, piuttosto che utilizzando i sortilegi contenuti nei libri magici padroneggiati dal professore universitario, ecco che andremo a spendere i nostri punti azione per effettuare questo tipo di mosse, preferendo invece muoverci verso il nemico, conservando solo i pochi punti necessari per un semplice attacco corpo a corpo a mani nude, qualora l’avversario avesse ormai poca energia nella barra vitale. Come avrete capito, sarà fondamentale quindi studiare di volta in volta la situazione specifica, sia per quanto concerne i punti azione a disposizione dei nostri investigatori, che in relazione alle loro capacità specifiche, senza dimenticare di analizzare numero, natura e disposizione degli avversari sull’area interessata. La varietà delle circostanze, la diversificazione delle abilità dei nostri protagonisti, la ricchezza dei nemici e delle armi a loro disposizione (elemento che però dovrete attendere un po’ per vedergli fare capolino nel gioco) rendono l’esperienza di gioco piuttosto appagante ed intrigante, seppur mai frustrante in termini di difficoltà. Esperienza qualitativamente elevata anche grazie a piccoli tocchi di classe, capaci di rendere giustizia al Solitario di Providence, come l’orrore improvviso ed inesplicabile di alcune scoperte, davanti alle quali i comuni mortali che controlliamo inizieranno a perdere il senno; o la totale imprevedibilità delle arti magiche, mai realmente accessibili a mente umane.
Se la mente e le dita possono ritenersi soddisfatte delle sfide loro presentate dagli sviluppatori, ammettiamo invece che l’occhio ne resta un po’ deluso. Da un lato, molti di questi giochi adottano escamotage semplicistici per ridurre la complessità di programmazione, dalla visuale isometrica lontana dalla scena di gioco, a una griglia capace di limitare strutturalmente la stratificazione delle animazioni e della libertà di movimento, passando per una gestione degli spazi punta & clicca, con ampi menu testuali ad accompagnare sforzi minimi sotto il punto di vista puramene tecnico. E dobbiamo ammettere come il titolo di Asmodee Digital si tenga lontano da questi trucchetti, cercando di confrontarsi in maniera più ambiziosa con una telecamera più ravvicinata, una libertà di esplorazione e movimento senza dubbio più moderna, ambenti di gioco e modelli dei personaggi pienamente tridimensionali. Ciò nonostante, oltre a una gestione poco efficace dell’interfaccia utente, non soverchiante come si potrebbe pensare, ma allo stesso tempo non propriamente chiara nella sua interpretazione, oltre ad animazioni senza dubbio non esattamente esaltanti, nonostante un comparto sonoro piuttosto sottotono, a impedire al gioco di decollare sono soprattutto due aspetti: il primo è legato al frame rate, il secondo alla direzione artistica. Il gioco, infatti, non appare esattamente fluido, in svariati contesti: che sia il cambio di stanza (e non stiamo parlando di grossi ambienti da open world), l’inizio di un’animazione legata alla sconfitta di un nemico, o più semplicemente la gestione di una telecamera scattosa, la sensazione che resta tra le mani (sia in versione portatile che docked) non è esattamente quella di un prodotto curato o raffinato. Il secondo aspetto, però, per un titolo ispirato alle opere letterarie di Howard Phillips Lovecraft è senza dubbio più grave. La riproposizione delle scene di gioco è infatti piuttosto banale e priva di grandi balzi creativi, sotto il versante dello stile sia visivo che sonoro (a eccezion fatta delle rare canzoni anni ’20 che capita di riuscire ad ascoltare in alcuni livelli); questo vale tanto per le ambientazioni più realistiche, quanto per i contenuti più mistici o cosmici, che ancor di più avrebbero necessitato di un minimo di reinterpretazione artistica per risultare evocativi.
La recensione
Arkham Horror Mother's Embrace non entrerà negli annali del videogame, anche a causa di una direzione stilistica poco memorabile e a un comparto tecnico a tratti zoppicante; ciò nonostante, saprà offrirvi un'avventura fortemente intrisa delle atmosfere e della follia della cosmogonia di Lovecraft, sorretta da un un lato ludico vario e profondo, grazie anche all'ottimo e pluriennale lavoro svolto da Asmodee in ambito giochi di ruolo
Da amante del gioco da tavolo mi sono lasciato tentare a scatola chiusa e avendo aspettative pari a zero devo dire che sono rimasto piuttosto sorpreso dalla qualità del titolo. Hanno fatto un buon lavoro nel riproporre le atmosfere e le meccaniche del tabellone