Se la mancanza di tutorial o indicazioni esplicite di game design si sono ritagliate spazio nel corso degli ultimi anni come elementi positivi e spesso di attrattiva per una determinata fetta dell’utenza, di certo non possiamo però dire di esserci trovati a nostro agio nelle fasi iniziali di Hellpoint, poiché assolutamente prive di qualsiasi riferimento: narrativo, contestuale, diegetico e ludico. Risulta quindi complesso anche solo capire cosa il gioco si aspetti da noi, quale sia la strategia di progressione da mettere in atto, e così via; tutti elementi che possono anche aumentare il senso di straniamento alienante proprio del nostro avatar, nato/creato senza alcuna introduzione genitoriale al mondo, ma che finisce prestissimo per degenerare in quel senso di frustrazione che gli epigoni dei “Souls-like” troppo spesso fraintendono, idolatrando i propri maestri giapponesi. Superato lo scoglio iniziale, sarà possibile iniziare a capire quantomeno le macro dinamiche di quello che, a tutti gli effetti, è un titolo di azione con forti elementi legati sia al combattimento che all’esplorazione ambientale; ogni qual volta troverete sulla vostra strada un nemico, sarà fondamentale studiarlo, impararne il pattern di attacco e quello comportamentale, per riuscire a eliminarlo senza subire troppi danni, poiché in caso contrario anche il più semplice degli avversari sarà in grado di azzerare la nostra barra della vita, provocando la morte del nostro personaggio. Ostico è poi anche il lato legato alla scoperta graduale della navicella spaziale, piena di ostacoli, porte chiuse e percorsi interrotti, per superare i quali dovremo indagare senza sosta a destra e a manca per comprendere il percorso corretto da seguire. Salvo poi incappare in mostri particolarmente potenti, classici boss di un level design interconnesso difficilmente riconducibile al concetto di “fine livello”, per affrontare i quali dovremo prepararci a…morire.
Un peccato però incontrare così tante difficoltà di discernimento, perché l’universo diegetico messo in scena dagli sviluppatori in questa produzione è assai intrigante, con una ambientazione spaziale e cosmica a tratti tecnologicamente avanzata, a tratti intrisa di rimandi religiosi, con un mix di misticismo e conoscenza piuttosto affascinante, soprattutto in termini di direzione artistica. Alcuni scenari sono davvero meritevoli della nostra attenzione, così come svariati nemici, senza dimenticare il nostro avatar, capace con la progressione della storia di aggiornare il proprio armamentario, anche a livello estetico. Anche i cenni della trama, sparsi in maniera però troppo sfilacciata ed ermetica lungo il percorso dell’avventura, risultano intriganti, laddove invece il comparto sonoro non riesce a convincere fino in fondo: troppo minimalista, se non assente, e quasi mai realmente ispirato dal punto di vista puramente artistico, non riesce ad accompagnare in maniera soddisfacente quello che è un mondo di gioco altrimenti invitante. Altri aspetti, inoltre, non sorreggono adeguatamente la visione ludica e narrativa di questa produzione, e non solo dal punto di vista tecnico. L’interfaccia utente, infatti, è davvero povera e, allo stesso tempo, complessa: un risultato apparentemente contraddittorio ma, in realtà, tristemente concreto tra le mani del giocatore; la mole di informazioni è a tratti inesistente, e a tratti soverchiante, mentre la grafica delle informazioni metatestuali è semplicemente inadeguata a una lettura semplice ed efficace. Il versante tecnico, poi, incontra parecchie difficoltà su Switch: se la mole poligonale e la qualità delle texture non brillano ma non lasciano nemmeno interdetti, la fluidità di quanto messo a schermo risulta invece insufficiente e a tratti persino incapace di garantire un’esperienza di gioco idonea, considerando le difficoltà volontarie e consapevoli del sistema di combattimento. Trovarsi a dover lottare sia contro il frame rate che contro i mostri avversari dalla forza soverchiante, non è propriamente piacevole.
La recensione
Hellpoin ha delle premesse più che interessanti, ponendosi come obiettivo quello di essere punto di incontro tra Dead Space e Demons Souls, ma al contrario delle sue fonti di ispirazioni pecca non tanto di originalità, quanto di qualità. Preparare un mondo tanto cupo e attraente, quanto ostico e divertente, non è compito semplice per chiunque e, nonostante una forte direzione artistica, le pecche sono troppe per consentirgli di...sopravvivere.