Darq – Complete Edition: la recensione

Se i sogni son desideri, cosa sono gli incubi? Senza dubbio, un luogo da cui scappare, quantomeno secondo l'autore di questa piccola ma preziosa opera indipendente

In molti lo hanno paragonato a Inside o Limbo, ma se volete capire subito cosa vi aspetta in questa produzione autoriale, l’esempio più calzante (e attuale) è forse Little Nightmares, il cui secondo capitolo è da poco stato pubblicato da Bandai-Namco anche su Nintendo Switch. In Darq – Complete edition vi troverete ad affrontare un mondo di incubi, lontani dalle dinamiche splatter, organiche e gore di molti titoli violenti, con atmosfere molto più subdole e sottili, quasi delicate e senza dubbio oniriche, seppur angoscianti e distorte. Comprensiva sia del gioco base che dei due DLC “La Torre” e “La Cripta”, questa versione per la console ibrida della casa di Kyoto è pronta a prendervi per mano e a farvi vivere i sogni lucidi del protagonista, suo malgrado imprigionato all’interno dei suoi stessi incubi, incapace di uscirne senza il vostro aiuto. Mettetevi comodi, quindi, e appoggiate la testa sul cuscino, per entrare nella mente di Lloyd…sperando di riuscire poi ad uscirne!

Il titolo in questione è una produzione indipendente, piuttosto atipica: se il versante stilistico è chiaramente ispirato tanto alle opere cinematografiche di Tim Burton, quanto a quelle videoludiche di Playdead, il lato ludico alterna fasi puramente puzzle a momenti invece maggiormente platform, per un mix sapientemente alternato e capace di allontanare l’effetto monotonia, sempre dietro l’angolo in prodotti di questa caratura e impostazione. Incapace di uscire dal suo stato di sonno, il protagonista si ritrova imprigionato all’interno della sua psiche onirica, evidentemente distorta da paure e angosce inconsce, pronte ad assumere le forme più disparate, sempre d’ostacolo alla fuga da quei luoghi-non-luoghi. Tali ostacoli possono essere, a seconda dei livelli, labirinti ambientali, piuttosto che piattaforme movibili, nonché veri e propri nemici avversari. Se il canovaccio narrativo è solo accennato e poco declinato in un vero e proprio filone d’eventi, il senso di progressione è dato invece dalla struttura dei livelli stessi, spesso nettamente suddivisi tra le varie dinamiche di gioco, come se fossero sezioni diverse, a sé stanti, del medesimo prodotto. Ecco così che in determinati “mondi”, il fulcro di gioco sarà quello della rotazione della gravità degli ambienti, spingendoci alla risoluzione dei puzzle per riuscire a procedere e portare a termine il livello; in altri, dovremo invece mettere alla prova i nostri riflessi per non incappare in mortali cadute, mentre in altri ancora sarà la nostra pazienza ad essere premiata, in momenti puramente stealth.

File:Screenshot darq gameplay.jpg - Wikipedia

L’impostazione dell’inquadratura sul mondo di gioco è classica, ma funzionale, tanto da poter ascrivere Darq nel ricco panorama degli adventure a scorrimento orizzontale, con una impostazione 2.5D, dove la tridimensionalità accennata risulta ancor più importante nel momento in cui entra a far parte della componente puramente ludica, nonché visiva. La visuale è infatti posta sempre al fianco del nostro personaggio, che si troverà spesso però ad esplorare il mondo di gioco muovendosi non soltanto in senso meramente orizzontale, ma reinterpretando le leggi della fisica (in fondo, siamo in un sogno, giusto?) e variando, di volta in volta, diversi paradigmi percettivi, pur di riuscire a proseguire nel suo cammino. Questo vorrà dire ribaltare il punto di vista sul mondo, memorizzare la composizione dei labirinti in ottica di rotazione e non soltanto lungo un’unica asse interpretativa, e far intervenire raziocinio, memoria e analisi ambientale nel contesto ludico, interagendo col mondo circostante in maniera originale. E, pertanto, divertente.

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