Fallen Legion Revenants è la quarta fatica del team Yummy Yummy Tummy, la seconda realizzata per Switch. Il titolo precedentemente rilasciato per la nostra console infatti, Fallen Legion Rise to Glory, risale al 2018 e riassume in una sola compilation i due capitoli editi precedentemente ossia Flames of Rebellion e Sins of an Empire. Con questo Revenants dunque andremo a completare la trilogia riguardante un brand che nel tempo si è costruito attorno una discreta fanbase nonostante un mercato, quello degli RPG a scorrimento laterale, piuttosto affollato.
Il mondo è stato colpito dal Miasma, una sorta di peste ormai fuori controllo che ha reso gli esseri umani degli abomini assetati di violenza. Solo un castello magicamente in grado di galleggiare in aria sembra essere immune al caos sottostante, ergendosi ad ultimo baluardo rifugio per l’umanità, il castello di Welkin. Anche lassù tuttavia non tutto fila liscio, dato che lo scotto da pagare per questa apparente sicurezza sta nel sottostare alla tirannia del malvagio mago Igor. Compito del giocatore sarà far cadere lo spietato tiranno utilizzando i due character principali che si riflettono nelle due anime del gioco ben distinte, con meccaniche del tutto differenti anche se, come vedremo, non perfettamente amalgamate. Lucien Foy, la nostra controparte nel castello, è un rampante politico, che apprende da un antico libro l’esistenza degli Exemplars, delle armi che possono trasformarsi in soldati senzienti ai nostri ordini. Rowena Lyness è il fantasma di una donna vissuta nel castello e determinata a vendicarsi di Igor, il quale l’ha ingiustamente condannata a morte ed imprigionato il figlio nelle segrete della fortezza. Quest’ultima sarà inoltre il nostro alter ego sul campo di battaglia incaricata di farsi strada nel Miasma comandando il party di Exemplars da noi selezionato.
Il tratto distintivo di questo titolo è senza dubbio l’alternanza tra le sezioni che vivremo nel castello a fianco di Lucien ed i combattimenti a terra con Rowena e gli Exemplars. Le sezioni nel castello sono assimilabili ad una graphic novel in 2D, con blandi segmenti stealth e bivi narrativi in grado di incidere sia sul procedere della storia sia su quello che avviene sul campo di battaglia. Nel corso della nostra prova si è rivelata questa la parte più debole del titolo. La profondità della trama, gli intrecci narrativi, la possibilità di ordire trame politiche alle spalle del tiranno non hanno soddisfatto le nostre aspettative rivelandosi quasi dei noiosi intermezzi tra una battaglia e l’altra. Troppo spesso infatti i segmenti a castello si riassumono in una corsa da un dialogo all’altro che però poco riesce a catturare l’attenzione, complice anche una resa grafica non memorabile.